Meditate gente, meditate

Jacopo Bettinelli

I rumori attorno a me si fanno pian piano più lontani. Il mio respiro si fa lento e regolare mentre assaporo lentamente l'odore dell'incenso che si sta consumando in un filo di fumo. La testa inizia a girarmi leggermente. Perdo prima la sensibilità delle gambe, poi delle braccia e del busto. La nuca inizia a formicolare e dopo poco non sento più anche mani e piedi. La testa pare galleggiare senza un corpo e mi dà la sensazione di fluttuare ad un'altezza di circa tre metri mentre dalle palpebre chiuse iniziano a danzarmi davanti un milione di colori che vorticano sempre più velocemente, fino a che un'immagine inizia a formarsi. Vedo me stesso a vent'anni, sono ad una lezione universitaria di filosofia orientale. Si parla di trasmigrazione delle anime e di come non siamo corpi con un'anima ma anime che viaggiano da un supporto corporeo all'altro, nei secoli e nei millenni, fino a poter raggiungere il nirvana e percorrere uno dei sette percorsi a cui l'anima umana può aspirare.

Un turbinio di colori mi porta via dall'aula e mi catapulta a quando avevo cinque anni e un compagno di classe con cui sto litigando mi ferisce dicendo di andare a piangere da papà, sapendo benissimo che non l'ho mai conosciuto.

Altri colori si mescolano davanti alle palpebre e mi rivedo ancora più piccolo, sono nato da poco e sto in braccio a mia mamma mentre sto succhiando il latte materno dal suo capezzolo. Lei ride dalla felicità ma la vedo versare una lacrima amara mentre mi dice «Ah, se tuo padre potesse vederti, ti avrebbe amato tanto quanto ti amo io ora. Sono sicura che ci sta guardando da lassù» e scoppia in singhiozzi incontrollati.

Questa volta il turbinio di colori è molto più intenso del solito, sento che sto viaggiando attraverso un luogo al fuori del mondo. Le sensazioni del mondo fisico non sono le stesse che percepisco, non le sento con la pelle ma con qualcosa di inspiegabile a parole. Sono sopraffatto da questa sensazione e per un attimo perdo il controllo riacquistando improvvisamente e per un istante brevissimo la consapevolezza del qui e dell'ora e capisco che è inutile continuare. Faccio dei respiri profondi e riacquisto pieno controllo del mio corpo. Apro gli occhi lentamente, mi alzo dalla sedia in maniera molto posata e mi dirigo verso il bagno. Sembra che la casa abbia qualcosa di diverso rispetto al solito, ma forse sono solo io che mi sento strano. Mi sciacquo la faccia nell'acqua calda e mi prendo un colpo quando guardando allo specchio vedo una faccia che non è la mia, ma internamente sono tranquillo, come se fosse normale. Sento la porta che sbatte e una voce di donna che mi chiama. Le vado incontro e vedo mia madre molto più giovane di quanto me la possa ricordare. Sento una voce che dev'essere la mia dirle che non può entrare così sbattendo la porta ed urlando, perché questa volta non è successo nulla, ma se fosse rientrata dieci minuti prima mi avrebbe disturbato la meditazione. «Ancora con questa storia della meditazione?», mi sento rispondere che da quando mia mamma mi ha detto che papà la faceva, mi sembra giusto provarci, chi può sapere se un giorno non diventi un santone. Lei mi guarda seria e dice «ma quando raggiungerai l'illuminazione, vorrai ancora far l'amore con me?» Io l'abbraccio e la bacio appassionatamente e guardandola negli occhi le dico «sempre».

Il vortice di colori riprende e mi trovo in una stanza che non conosco, con un ragazzo giovanissimo che entra col fiatone dicendo che ha trovato una copia dell'ultimo disco dei Doors, Waiting for the Sun. Lo mette sul giradischi e sulle note di Hello, I love you ci facciamo uno spinello. Guardo meglio quel ragazzo mi sembra di rivedere le foto di mio zio da giovane. Ridiamo e scherziamo mentre il disco scorre in sottofondo ma il tutto si interrompe quando una donna entra urlando di abbassare la musica e resta con la bocca aperta vedendoci fumare. Dal ragazzo di fianco a me esce un «Mamma, cosa ci fai già a casa?» ma lei inizia a sbraitare lo prende per un braccio. Io corro fuori dalla stanza prima che prenda anche me. Corridoio, porta, salotto e cucina passano in un lampo mentre scendo gli scalini a tre a tre fino ritrovandomi in strada a ridere a crepapelle per essermela scampata. Guardo in su e riconosco la casa di nonna, anche se attorno non ci sono i palazzi che la circondano, ma solo un gran pezzo di prato.

Di nuovo i colori mi sopraffanno lasciandomi senza fiato. Apro gli occhi e mi trovo nella cabina di una nave, uscendo in coperta vedo che stiamo attraccando ad un porto, corro a sistemare le mie cose nella sacca, prendendo in mano per un attimo un antico talismano dalle fattezze orientali e lo metto al collo, nascondendolo sotto i vestiti. Saluto il capitano che mi urla che fra un mese dovremo tornare in direzione dell'India per un nuovo incarico, questa volta non fermeremo in Cina a causa dei disordini che stanno attraversando il paese e la lotta con i Giapponesi ha raggiunto un nuovo picco. Sulla strada di casa vedo che anche la guerra in Europa non sta andando molto meglio, sentendo dei camerati che parlano della guerra in Grecia con un tono che non lascia presagire niente di buono.

I colori vorticano di nuovo davanti a me e dopo dei respiri profondi sento tornare il formicolio alla testa, negli arti e nel tronco, fino a che rientro in completo controllo del mio corpo e riaprendo gli occhi mi ritrovo finalmente a casa mia. L'incenso ha smesso da bruciare da un pezzo e fuori si è fatto buio. Sono mentalmente provato e vado a dormire saltando la cena fra i pochi commenti stupiti di mia moglie.

La notte passa in un sonno agitato, fatto di immagini viste e riviste, a volte comprensibili a volte meno.

La mattina mi sveglio di soprassalto, madido di sudore ma con un'incredibile chiarezza in mente data da quasi un secolo di esperienze.

Sveglio dolcemente mia moglie con dei baci sul collo, sul seno, sul suo sesso. Inizi a penetrarla che è ancora nel mondo dei sogni, mentre la nuca comincia nuovamente a formicolare e la testa si fa leggera. Mi concentro sul secondo chakra, quello della sessualità, della procreazione, imprimendogli tutta l'energia vitale che riesco a raccogliere. Quando sono vicino all'orgasmo sento i battiti del mio cuore andare fuori controllo e fra le urla di piacere e di sgomento di lei, eiaculo nel momento stesso in cui mi viene un infarto.

Io sono me stesso, mio padre e mio nonno, e fra poco sarò anche mio figlio.

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